lunedì 2 agosto 2010

Lettera

Caro prof.
la questione è che io non la stimo e forse non la stimerò mai (e viceversa). Purtroppo incontrarsi in piazza a volte riserva qualche dispiacere, posso immaginarlo, lì dal nido che voi "senza paraocchi" chiamate Matrix. E lo riserva soprattutto se la piazza è il salotto di casa mia e voi non siete stati invitati ad entrare.Questa in conclusione credo sia la "lezione più dura (anche per lei) da sentirsi spiegare" proprio da una ex studente.

Detto questo io continuo per la mia via con le mie caratteristiche e qualità. Ridicolo poi il Suo (ma dovrei dire vostro) tentativo di ridicolizzarmi prendendo di mira la mia relazione sessuale con il partner (non è forse cosa privata?). Certo che dal vostro rametto irto è fin troppo facile fare della vita vera un film e di quel film la vostra ragione di vita.

Pensavo non fosse affar suo il mio voto e le esperienze che mi hanno indotta a prendere coscienza di com'è impostato il sistema. Ho sempre regalato ingenuamente il mio voto, finché non ho visto le conseguenze sotto forma di prepotenze organizzate e finché non ho visto le Vs reazioni alle mie reazioni. Perché (e lo dico provocatoriamente) nemmeno il sistema in auge, è pronto ad una sterzata con animo fatalista. Perché tutti cercano soluzioni private. Cristo si è fermato ad Eboli perché il papa si è fermato in Italia, verrebbe da pensare, sostando nelle suggestioni che mi avete inferto. Se poi considera che gli abitanti di Eboli sono venuti al nord ad esportare esperienza.... come lo vuole chiamare... scambio culturale?

La mia peculiarità è il mio non essere conforme. Come può pensare che rinunci alla mia caratteristica principale? Che materia è la sua che paventa pericoli in seno alle sette religiose e poi fa la stessa cosa che fanno loro, il lavaggio del cervello, a fin di bene suo e dei suoi amici? Sarebbe ora che i prof di religione dicessero cosa insegnano, una buona volta, non cosa non insegnano.

Se altri Suoi colleghi vorranno essere raggiunti da queste parole non faranno certo fatica a trovare un metodo per buttarci un occhio.

Ci lasciamo così, lei diviso ancora una volta, fra vita reale e vita top-secret. Per certo so che se lei fosse stato me non avrebbe saputo fare di meglio.
Michela

venerdì 30 luglio 2010

Dialoghi sopra i massimi sistemi

Lenti a contatto
Buratti a Rigotti: Se ti vedo ti cavo gli occhi

Rigotti a Buratti: Se mi vedi, basta di uno solo, grazie.

Buratti a Rigotti: Ma almeno tu ci vedi dall'altro

Rigotti a Buratti: Sì ma tanto cucina mio marito.
***infatti... (creature nella palude)
Pantano (cucinando e cantando): "Aveva un occhio di vetro ed una gamba di gesso...."

Buratti a Rigotti (accompagnandolo ironica nella cantata con voce ROKA): Però!.. intonato tuo marito

Rigotti a Buratti: Scusa ma per cos'è che sei famosa tu?

Pantano (sfumando): " Ma mi piaceva lo stesso perché sapeva ballaaaar"

Lurgio (entrando in fretta): Scusate chi mi presta un WC net ? Ho un sapore di merda in bocca!

Buratti: Te lo presto io!

domenica 7 febbraio 2010

Dove sono finite le first lady?

Se Michelle Obama, la first Lady americana, non ha paura a mostrarsi in pantaloncini corti fra una visita ufficiale e l'altra, non si può certo dire lo stesso delle donne dei Leader che incombono sulla scena politica italiana. Dove sono finite le first Lady? Sono forse alle prese con fornelli, famiglia e canti natalizi da non poter apparire nemmeno alla xxxfesta della famigliaxxx? Le vogliamo fra noi, meritano di essere sentite e ascoltate, fotografate con la loro storia famigliare, vicino al loro "grande" uomo. Per noi donne del terzo millennio divise fra casa e famiglia è importante più che mai. Ed invece sembrano sempre lì ad occupare un posto secondario, a far spiccare il volo a qualcun altro in famiglia. Rivogliamo i loro volti, che non siano sbiaditi sullo sfondo di una foto. Le vorremmo partecipi del villaggio globale. Quanto è difficile fare la first lady? E' tutto golf e manicure o c'è dell'altro? Fatecelo sapere.

venerdì 17 ottobre 2008

Chi sono i veri leader

Per fare prosperare e vivere a lungo un'impresa o un'istituzione, il capo non deve solo saper scegliere ma anche formare i suoi collaboratori, farli crescere. Per riuscirci deve occuparsi di loro, motivarli, metterli alla prova, correggerli, farli tentare di nuovo. Ho visto però molti imprenditori, molti manager e alti funzionari pubblici che invece tendono a concentrare tutto nelle proprie mani. Assegnano ai collaboratori un compito limitato, specifico, gli forniscono solo poche informazioni. E guai se qualcuno allarga un po' la sua visuale, se fa nuove proposte originali, se prende iniziative. Perché agiscono in questo modo? Alcuni lo fanno perché sono dei mediocri, non sanno affrontare e risolvere i problemi, non sanno decidere. Chiacchierano, promettono, rinviano. Non delegano perché temono che i collaboratori possano superarli, sono terrorizzati all'idea che qualcuno di essi possa offuscare il loro ruolo e, domani, usurparne il posto. Invidiano chiunque emerga e perciò lo frenano, lo frustrano, lo paralizzano. Ci sono però anche dei capi che, pur essendo attivi ed energici, non delegano e non insegnano. Di solito lo fanno perché non hanno fiducia negli esseri umani, sono sospettosi, vedono dovunque complotti e intrighi e temono che i dipendenti possano sbagliare e fargli fare cattiva figura. Vogliono attorno a sé solo degli esecutori, non dei collaboratori. Per giustificarsi dicono che non trovano persone capaci, in realtà sottovalutano gli altri e sopravvalutano se stessi. Sono autoritari, vogliono essere gli unici protagonisti dell'impresa, però quasi sempre falliscono perché perdono tempo in questioni di dettaglio e trascurano quelle importanti. Ci sono infine dei capi che non fanno crescere i propri dipendenti perché pensano solo a se stessi. Non gli importa nulla dell'istituzione che governano, del suo sviluppo, del suo futuro, vogliono solo far bella figura e aver successo finché la dirigono loro. Non gli interessa cosa succederà dopo, non vogliono né un continuatore né un erede, non gliene importa niente. Chi si preoccupa allora di fare crescere i suoi, di formarli, di farli diventare dei capi? Solo chi si sente tanto forte da poter aiutare gli altri, solo chi pensa più all'istituzione che a se stesso e si considera uno strumento per orientarla ad inventare cose buone e che durano nel tempo. E comprende che, se si circonda di persone motivate, valide e capaci, alla fine ne avrà meriti e riconoscimenti.
Francesco Alberoni                    

giovedì 3 luglio 2008

Liberata Ingrid Betancourt

Queste le prime parole pronunciate da Ingrid Betancourt al suo arrivo all'aeroporto di Bogotà, dopo la liberazione.

Chi è Ingrid Betancourt Nata a Bogotà, figlia di un diplomatico all'ambasciata francese e di una ex senatrice cresce e studia a Parigi. Madre di due ragazzi è stata militante in Colombia per la difesa dei diritti umani, fondando il "Partido Verde Oxígeno". Rapita il 23 febbraio 2002, è stata finalmente liberata lo scorso 2 luglio.
Le battaglie
Nel 1998 è eletta senatrice, e le sue battaglie contro politici corrotti e narcotrafficanti diventano sempre più incalzanti, tanto da subire minacce e attentati. Decide allora di rendere pubblica la sua lotta in tutto il mondo. Nel 2001 pubblica il libro «Forse mi uccideranno domani», in cui denuncia pubblicamente molti dei politici corrotti della Colombia. Nel 2002 Betancourt fonda il partito «Verde Oxìgeno » e si candida alle presidenziali di maggio.
Il sequestro
La sua corsa si ferma due mesi prima del voto, sulla strada per San Vincente. Ingrid Betancourt è stata sequestrata dalle Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia, la più agguerrita e potente formazione insurrezionale dell'America Latina. Prigioniera per anni in un covo nella jungla tra La Paz e Tomachipan, è stata liberata grazie ad un blitz dell'esercito colombiano.
La liberazione
L'esercito colombiano è riuscito a liberare Ingrid Betancourt e gli altri quattordici ostaggi prigionieri dei guerriglieri delle Farc, grazie ad un'operazione di intelligence. Alcuni militari infiltrati nell'organizzazione hanno fatto credere al «comandante Cesar» di dover portare gli ostaggi in elicottero da Alfonso Cano, nuovo capo delle Farc. Soddisfazione è stata espressa dal mondo politico. Finalmente la Betancourt rivede i suoi figli di cui dice «Sono rimasta viva per riabbracciarli».

domenica 15 giugno 2008

Le ragazze e la matematica

«Il gap in matematica tra femmine e maschi non esiste in quei Paesi in cui entrambi i sessi hanno pari accesso a strumenti di apprendimento e opportunità»: questo è quanto afferma scientificamente una vasta ricerca pubblicata sull'ultimo numero della prestigiosa rivista americana "Science". Lo studio è stato condotto da un team composto da quattro economisti italiani, Luigi Guiso -Università europea di Firenze, Ferdinando Ponte - Università di Chicago, Paola Sapienza - Università del Northwestern e Luigi Zingales - School of Business di Chicago. Un mito da sfatare, quindi, quello che ha sempre sostenuto una predisposizione genetica dei maschi ad eccellere nel campo della matematica: sono stati analizzati, infatti, dati riguardanti test specifici di oltre 276 mila bambini in 40 Paesi e si è notato che in luoghi in cui non esiste una reale equità tra i sessi (per esempio la Corea e la Turchia) i punteggi delle femmine sono ridotti rispetto a quelli dei maschi. Diversamente, il gap si è capovolto a favore delle donne in Paesi come l'Islanda, la Svezia, la Norvegia e la Finlandia, dove esiste una effettiva parità. Una questione di pari opportunità e potere dunque: nelle società in cui le donne sono meno considerate, è evidente la distanza tra i due sessi nel campo delle materie scientifiche. Non è la composizione dei geni, quindi, ma il contesto culturale e sociale che limita l'affermazione e l'emancipazione delle donne in un ambito che tradizionalmente è una "cosa" da uomini.

lunedì 5 maggio 2008

Spagna, ecco le donne del nuovo governo

MADRID - Il nuovo governo spagnolo nomina a ministro nove donne e otto uomini. Dopo aver giurato per il secondo mandato davanti a re Juan Carlos, il premier Jose Luis Rodriguez Zapatero ha presentato il suo esecutivo. Per la prima volta nella storia politica della Spagna le donne sono più numerose degli uomini. Inoltre per la prima volta è nominata ministro una donna in avanzato stato di gravidanza, la 37enne catalana Carmen Chacon.
Questi i nomi delle ministre del nuovo governo spagnolo: María Teresa Fernández de la Vega, vicepresidenta primera (Primo Vicepresidente) Carmen Chacón, ministra de Defensa (Ministro della Difesa) Bibiana Aído, ministra de Igualdad (Ministro per l'uguglianza e pari opportunità) Cristina Garmendia, ministra de Investigación y Desarrollo (Ministro della ricerca e sviluppo) Elena Salgado, ministra de Administraciones Públicas Mercedes Cabrera, ministra de Educación, Asuntos Sociales y Familia Magdalena Álvarez, ministra de Fomento (Ministro delle Infrastrutture) Elena Espinosa, ministra de Agricoltura y Ambiente Beatrix Corredor, ministra Casa

giovedì 1 maggio 2008

Primo incontro internazionale

Nella cornice prestigiosa del Festival dell'Economia , si terrà a Trento dal 28 al 30 maggio il primo incontro internazionale della Rete Internazionale delle Donne per la Solidarietà. Tre giorni per scambiare conoscenze ed esperienze e stabilire rapporti di partnership. In programma, laboratori di approfondimento sul ruolo delle donne nei progetti di sviluppo e le potenzialità dei partenariati e una conferenza pubblica dal titolo "Partnership globale per lo sviluppo. Il ruolo delle donne". Da mercoledì 28 a venerdì 30 maggio Saranno organizzati dei laboratori di approfondimento con momenti di scambio di esperienze ed incontri per dialogare sul tema dell’approccio di genere nei progetti di sviluppo e sulle potenzialità dei partenariati e delle reti. Sabato 31 maggio alle 17,30 la Rete si presenterà al pubblico con la conferenza nell’ambito del Festival dell’Economia dal titolo “Partnership globale per lo sviluppo. Il ruolo delle donne”.
Per aderire visita la pagina www.donneperlasolidarieta.it/larete/comeaderire. Se hai già aderito alla Rete e desideri partecipare al primo incontro internazionale della Rete, compila il modulo di iscrizione e invialo all’indirizzo: segreteria@donneperlasolidarieta.it
Aggiornamenti e comunicazioni saranno comunicati periodicamente sul portale.

venerdì 7 marzo 2008

Tendenze globali dell’occupazione femminile

Sono un miliardo e duecento milioni le donne che lavorano nel mondo. Un numero che solo negli ultimi dieci anni ha registrato un incremento del 20%. Purtroppo le lavoratrici sono per lo più confinate nei settori meno produttivi, sopportano i maggiori rischi economici e spesso sono private dell’accesso alla protezione sociale e ai diritti fondamentali. Senza parlare delle disparità retributive che si registrano in tutto il mondo. Rimane inoltre immutata la proporzione delle donne occupate (40% della forza lavoro), nonostante sia cresciuto il livello di istruzione e si sia ridotto il divario di alcuni indicatori del mercato del lavoro . Sono questi i principali risultati del rapporto “Le Tendenze Globali dell'Occupazione Femminile” presentato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro. "Le donne continuano a costituire in gran numero la forza lavoro. Questo progresso non deve tuttavia far passare inosservate le grandi ingiustizie che continuano ad esistere sui posti di lavoro in tutto il mondo", afferma il direttore generale dell’ILO Juan Somavia. Molte di esse sono ancora impiegate in posizioni vulnerabili, non sono stipendiate o comunque non sono indipendenti economicamente. Il fenomeno rimane diffuso soprattutto nelle regioni più povere del mondo. Nonostante il miglioramento degli ultimi anni, ancora troppo elevata è la quota di lavoratrici in posizioni di disagio ed incertezza (quasi al 90% in Africa Sub -Sahariana e in Asia del Sud). "Il posto di lavoro ed il mondo del lavoro – dichiara Somavia - sono fondamentali per il raggiungimento delle pari opportunità e per l'avanzamento delle donne nella società. Promuovendo il lavoro dignitoso per le donne, le società si rafforzano e si sostiene il progresso economico e sociale". A riprova di ciò si rileva che le aree dove si è registrata una significativa crescita economica sono quelle con la più elevata partecipazione femminile al lavoro, i più bassi tassi di disoccupazione e minori differenze in termini di distribuzione nei settore di impiego. "L'accesso ai mercati del lavoro e ad un’occupazione dignitosa è cruciale per realizzare pari opportunità" ha spiegato Evy Messell, direttrice dell'Ufficio dell'ILO per le pari opportunità, "tuttavia le donne devono superare ancora molti ostacoli discriminatori quando cercano un lavoro. Le società non possono permettersi di ignorare il potenziale del lavoro femminile per la riduzione della povertà e devono cercare metodi innovativi per abbattere le barriere economiche, sociali e politiche. Fornire alle donne una base di uguaglianza nel mondo del lavoro non solo è eticamente giusto, è anche un investimento intelligente nel lungo termine". Oggi, per ogni dieci uomini occupati, le donne che lavorano sono sette. Se è vero, sottolineano gli autori del rapporto, che non tutte le donne vogliono lavorare, è certo che a tutte le donne deve essere data l’opportunità di scegliere se lavorare o meno. E se esse scelgono di lavorare, deve essere data loro l’opportunità di scegliere lavori remunerativi e con gli stessi diritti dei loro colleghi uomini.

mercoledì 20 febbraio 2008

Democrazia paritaria: discussione dei Ddl

Avrà inizio martedì 26 febbraio in Consiglio Provinciale la discussione dei disegni di legge in materia elettorale. Saranno discussi in particolare il disegno di legge n. 229, avente come oggetto la Democrazia Paritaria, su proposta del Presidente Lorenzo Dellai. Seguirà, sempre in materia elettorale, la discussione del ddl n. 177 proposto dai consiglieri Marcello Carli e Pino Morandini e del ddl n. 281, firmato trasversalmente. L'occasione è buona per raccogliere l'invito delle associazioni femminili ad essere presenti durante la discussione dei succitati disegni di legge. Il ritrovo è fissato per martedì 26 febbraio 2008 alle ore 14.30, davanti al Palazzo della Regione Piazza Dante - Trento per poi salire insieme a seguire i lavori consiliari.